giovedì 25 ottobre 2007

INSONNIA

A piedi scalzi per non far rumore,
passaggio tra gli strappi della notte,
la porta si socchiude senza rabbia,
un mozzicone è stella cadente.

Il viavai di chi non chiede sconti,
di chi ti scruta come fossi altro,
sono le macchie che ho sulla mia pelle
che porto dietro come un triste canto.

Panchine vuote aspettano calore,
lampioni a stento in piedi nella notte,
pezzi di carta, fango e spazzatura,
vetri di pietre e sentori di morte.

Ma le coperte addosso non son braccia,
calore artificiale senza vita,
io danzatrice leggo carta straccia
in questa notte senza via d’uscita.

Daniele Marzano

6 commenti:

Anonimo ha detto...

le poesie hanno uno strano potere...
ci si sofferma su alcuni particolari che la volta dopo non si notano, si presta attenzione ad alcune sfumature che la volta precedente non si erano colte pienamente, dipende da ciò che vogliamo che le parole ci dicano in un particolare momento con un particolare stato d'animo...non si può leggere una sola volta una buona poesia...ecco perchè le tue mi ritrovo a rileggerle spesso..
non so forse vorrei sentirle leggere o forse me le immagino con le sinfonie di mychael nyman che scorrono sotto le parole..
complimenti,
sara

Anonimo ha detto...

Ciao amica romana!Il tuo messaggio è bellissimo, spero di poterti leggere le mie poesie nel mio prossimo viaggio a Roma.
Un bacio grande
Dani

Anonimo ha detto...

In effetti questa poesia può apparire
"oscura" ad una prima lettura;è impossibile darne una lettura univoca perchè i margini di interpretazione personale sono particolarmente ampi,e in questo sono d'accordo con la tua amica di Roma.

Dal mio punto di vista la parola "insonnia" potrebbe mascherare una molteplicità di sfumature...L'incapacità di prendere sonno è sentore di un disagio interiore dovuto ad una mancanza (fisica?spirituale?).La sensazione di disagio trova corrispondenza anche nella surrealità delle immagini evocate;un malessere dal quale non ci si può riparare con semplici "coperte senza vita" ma che richiede una Presenza "forte",la vicinanza di un indefinibile "qualcuno" che probabilmente è lontano(o si è magari perso).

Il bello di una poesia è che chiunque può intravedervi qualsiasi cosa..lo sforzo eccessivo di comprenderla a tutti i costi la rovina..
ciao dani!
matteo

Anonimo ha detto...

Grazie per l'attenzione che hai dedicato alla mia poesia..la tua analisi ha colto nel segno..
un abbraccio
Dani

Anonimo ha detto...

Questo componimento è molto particolare, mi hanno colpito soprattutto i versi iniziali, gli "strappi della notte" e "un mozzicone è stellla cadente".
Se non è troppo azzardato, questo verso mi ricorda un film noir vecchio stile, con quei detective di poche parole che vivacchiano in un angolo oscuro di un bar malfamato.
Ciao.

Anonimo ha detto...

Grande stefano! l'atmosfera che hai evocato è suggestiva..
un abbraccio
dani